La vera essenza del tifo, in fondo, è questa. L’amore di un tifoso dovrebbe essere incondizionato, andare oltre i momenti negativi della squadra, superare anche quelli drammatici (in senso sportivo). Criticare e contestare è concesso, fa parte del gioco delle parti. Ma il legame con il proprio club dovrebbe restare genuino e indissolubile. I tifosi dell’Atletico Madrid nel 2000 assistettero alla retrocessione della loro squadra. Qualche mese dopo la dirigenza dei Colchoneros ideò uno spot significativo, di forte impatto. Spiazzante perché in controtendenza rispetto agli “spottoni” enfatizzanti e patinati di squadre galattiche come Real e Barcellona.

Compare un bambino dallo sguardo triste, in un’autovettura guidata dal padre, e quando il piccolo gli chiede “Papa’, perché siamo dell’Atletico?“, la risposta non arriva. Il silenzio e lo sguardo del padre, assorto in chissà quali pensieri per spiegare al figlio il tifo verso una squadra considerata la parente povera del Real Madrid, simboleggia il legame inspiegabile e autentico con i colori di un club. L’inquadratura stacca sul duo in auto e appare una scritta emblematica: “Non è facile da spiegare. Però è qualcosa di molto, molto grande“.

A distanza di quattordici anni quel bambino è diventato grande come l’Atletico, formazione ad un passo dalla conquista della Liga e in finale di Champions League proprio contro i rivali cittadini del Real Madrid. Dopo l’exploit degli ultimi anni compiuto dai Colchoneros la domanda del bambino risulterebbe quantomeno fuori dal tempo. Diego Costa e altri pezzi da novanta, ora, fanno brillare gli occhi di gioia ai tifosi biancorossi. L’Atletico è a un passo dalla storia e dalla gloria. La perseveranza e l’attaccamento di quel bambino sono stati premiati.

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